Non c’è genitore che non sia orgoglioso del successo scolastico dei propri figli. Alcune volte però i bambini, nonostante abbiano sempre dimostrato un’intelligenza pronta, con la scuola pare proprio non vadano d’accordo. Faticano a riconoscere numeri e lettere, a copiare dalla lavagna o a fare i calcoli che i suoi coetanei eseguono facilmente. In altre parole dimostrano difficoltà nell’apprendimento. Chi ha vissuto questa situazione, all’inizio avrà magari pensato che la figlia o il figlio fossero solo un po’ lenti a scuola, e del resto ogni bambino ha i suoi tempi di apprendimento. Poi, però, vedendo che i risultati non miglioravano, ha cominciato a pensare ai disturbi cognitivi.

 

I disturbi dell’apprendimento scolastico

Tutte le abilità mentali si basano sull’efficienza delle strutture cerebrali: se una zona del cervello che presiede all’esecuzione di una determinata capacità non è perfettamente funzionante, la capacità corrispondente sarà carente. Ne consegue che i disturbi dell’apprendimento sono di origine neurale e quindi congeniti. Tali disturbi sono di origine neurobiologica, sono innati, e quindi non hanno cause ambientali. La legge italiana riconosce come disturbi cognitivi la dislessia, la disgrafia, la discalculia e la disortografia e tutte normalmente si palesano quando il bambino inizia il suo percorso scolastico.

Ma i problemi di apprendimento sono tantissimi: oltre alle conosciute dislessia (difficoltà a leggere), disgrafia (difficoltà a scrivere), discalculia (difficoltà ad eseguire operazioni matematiche), ci sono le meno note disprassie (difficoltà ad eseguire movimenti coordinati, come vestirsi o guidare), la disortografia (difficoltà a ricordare come si scrivono le parole), la prosopagnosia (difficoltà a riconoscere i volti), la disfasia (difficoltà di linguaggio), ed i generici D.S.A. (disturbi specifici dell’apprendimento).

Come tutti i problemi congeniti non sono soggetti né a migliorare né a peggiorare: l’altezza ed il colore degli occhi sono predeterminati geneticamente, e per questo nessuna cura o esercizio può farci diventare più alti, né cambiare il colore degli occhi, e per questo un dislessico resta tale per tutta la vita, per quanti sforzi o esercizi faccia. Tuttavia i problemi di apprendimento possono avere basi visive o motorie. In questi casi, peraltro non rari, gli opportuni esercizi visuomotori possono portare risultati insperati, un po’ come insegnare ad un ipovedente a muoversi con disinvoltura o a un sordastro di supportare la sua menomazione insegnandogli la lettura verbale.

Quindi, anche se si tratta di problemi innati che rallentano l’apprendimento cognitivo, spesso si può rimediare in qualche modo. Devono essere innanzitutto gli insegnanti a segnalare i disagi manifestati dal bambino durante la lettura, la scrittura e il calcolo, dopodiché si possono impostare programmi adatti che sappiano tenere conto delle difficoltà incontrate dal bambino.

disturbi dell'apprendimento scolastico

Disturbi dell’apprendimento come intervenire

Al sospetto di un problema è necessario stabilire del tipo di disturbo di cui soffre il bambino e ciò può farlo solo uno specialista, in neuropsichiatra infantile. Una volta eseguita la diagnosi, il bambino può essere affiancato da un insegnante di sostegno o dai suoi stessi insegnanti e, può ottenere facilmente ottimi risultati scolastici. Sarebbe bene rendersi conto se i problemi che incontra il tuo bambino/la tua bambina in ambito scolastico non abbiano anche altre cause.

Disturbi cognitivi cause

Come già accennato in precedenza, i disturbi cognitivi sono innati: il bambino può nascere dislessico, disgrafico, può non avere la capacità di riconoscere gli errori ortografici oppure non riuscire a comprendere numeri e grandezze. Non c’è dunque nessuna causa ambientale, tuttavia i problemi nella lettura, le difficoltà di scrittura con lettere e numeri troppo grandi o troppo piccoli possono essere più o meni gravi a secondo che abbiano o meno una componente o un deficit visuomotorio.

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Bambino lento a scuola? No, solo bimbo che ha bisogno di occhiali

Se un bambino è miope, astigmatico, ipermetrope, difficilmente lui o i genitori se ne rendono conto, quando però giunge in età scolare manifesta il suo disagio riconoscendo a malapena le lettere e i numeri (per la visione ridotta o distorta). Ecco dunque le false difficoltà di apprendimento, che possono essere la semplice manifestazione di un problema visivo, ed allora si risolvono semplicemente con un paio di occhiali.

I problemi visivi associati a difficoltà di apprendimento sono però molto più subdoli, sottili e difficilmente identificabili di una semplice ametropia come: l’ipermetropia, la miopia o l’astigmatismo. Alla base di un disturbo dell’apprendimento ci possono essere forie elevate (difficoltà nella convergenza degli assi visivi), alta rivalità retinica, infacilità di accomodazione o di convergenza, aniseiconia, scarsa fusione binoculare, immaturità di schema corporeo, difficoltà negli inseguimenti lenti, undershoot o overshoot nelle fissazioni, elevato lag o leed accomodativo, eccessivo defocus retinico ecc.

Per fugare ogni sospetto, occorre un controllo optometrico, logopedistico e fisiatrico per stabile se alcune disabilità apprese, e dunque riabilitabili, sono alla base del problema. Per evitare al bambino questo disagio, osservalo attentamente. Se il bambino stropiccia spesso gli occhi, osserva le cose troppo da vicino, oppure lamenta mal di testa frequenti, probabilmente ha bisogno di occhiali: provvedi immediatamente a sottoporlo a un test della vista.