Nei primi anni di questo millennio alcuni studi biologici hanno stabilito che la luce blu emessa dagli schermi dei dispositivi elettronici può danneggiare i nostri occhi, anche gravemente. Ci stupiamo come questo aspetto non sia venuto fuori prima che la nostra vita fosse condizionata dall’utilizzo dei device elettronici. Per fortuna è stata trovata la soluzione al problema: Occhiali protezione luce blu.
Il fumo fa male, è accertato, ma fino al 1964 non lo sapeva nessuno e fumare era ritenuto un segno di virilità. La radioattività provoca tantissimi tumori, eppure fino al 1930 si vendeva in farmacia il Radithor, farmaco altamente radioattivo, specifico contro l’idropisia, l’impotenza ed altre 150 malattie. L’assenzio era la bevanda più “à la page” nella Francia della “belle époque”, fino a che nel 1915 vennero documentati gli effetti devastanti sul sistema nervoso di un suo componente, il tujione e quindi messo fuori legge. I raggi ultravioletti provocano tumori alla pelle, eppure fino agli anni 60 nessuno usava lozioni protettive e d’estate si faceva a gara a chi ne assorbiva di più con l’abbronzatura. E chi mai poteva immaginare, fino agli anni “60, che i raggi X potessero danneggiare il DNA e quindi se ne vietasse perentoriamente l’uso in prossimità di gestanti? Ed ancora, oggi, olio di palma, zuccheri, colesterolo, coloranti, glutine…Quasi ogni giorno un nuovo studio scientifico, più o meno autorevole, ci avverte della pericolosità di una sostanza o di un comportamento fino a quel momento considerato normalissimo ed innocuo.
Non stupiamoci quindi se nei primi anni di questo alcuni studi abbiano accertato la pericolosità della luce blu. Complice l’uso eccessivo delle nuove tecnologie, oggi siamo sempre più esposti alla luce blu, che favorisce lo sviluppo di disturbi anche molto gravi! Negli ultimi anni, infatti, si è assistito ad una rapida e massiva diffusione di fonte a luce LED dannosa (Light Emitting Diodes), sia nell’illuminazione generale, sia in quella per pc, tablet, e-reader e smartphone.
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La luce blu fa parte del cosiddetto spettro del visibile, cioè l’insieme delle radiazioni percepibili dall’occhio umano. Più precisamente, essa include le lunghezze d’onda comprese tra 380nm (blu-viola) e 500nm (blu-turchese), a cavallo tra l’ultravioletto e il visibile, ed in condizioni normali è ben tollerata dal nostro occhio. Le luci a led ed al neon di smartphone e tablet ne emettono molta, troppa, poiché queste fonti luminose sono di gran lunga le più efficienti ed economiche, e gli studi concordano nell’affermare l’esistenza di un legame tra la sua esposizione costante, senza il supporto di lenti luce blu, e lo sviluppo di alcuni disturbi e alcune malattie come la degenerazione maculare precoce della retina.
L’occhio umano è naturalmente predisposto per difendersi dalla luce eccessiva: la pupilla si restringe, le palpebre si schiudono, lo sguardo si distoglie automaticamente per evitare che la luce troppo intensa danneggi la retina. Ma la luce blu emessa dai dispositivi elettronici non permette di attivare queste difese biologiche e può produrre gravi danni. La luce blu regola anche quei processi fisiologici che si ripetono con un ritmo giornaliero (cicli circadiani). La retina con i suoi recettori di luce blu-turchese, grazie al pigmento melanopsina, misurano l’intensità di questa particolare lunghezza d’onda, e successivamente inviano l’informazione all’ipotalamo (sede dell’orologio biologico) che, in base all’intensità percepita, sopprime o stimola la secrezione di melatonina da parte dell’epifisi, inducendo lo stato di veglia o sonno. Lo stesso meccanismo, inoltre, regola la secrezione di cortisolo (l’ormone che ci aiuta ad affrontare lo stress) e serotonina (il mediatore del buonumore), rendendoci vitali e concentrati durante la giornata.
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Si corrono rischi seri sovraesponendosi alla luce blu e alla luce led dannosa?
Le possibili conseguenze sono numerose e possono compromettere la salute globale, non solo quella oculare. La VDTS (Video Display Terminal Syndrome) può colpire chi abusa – per lavoro o per svago – di dispositivi a LED (schermi, smartphone, tablet, e-reader). La sindrome si manifesta con sintomi fisici e psichici, associati: alla postura scorretta, al mancato ammiccamento ed infine alla luce blu emessa dallo schermo.
I sintomi oculari più specificamente associati alla luce blu, sono dovuti ad una ridotta lubrificazione degli occhi, arrossamento, sensazione di corpo estraneo nell’occhio, intolleranza alla luce, dolore, affaticamento visivo (astenopia) e mal di testa. Lo sforzo al computer e l’esposizione a questa radiazione favorisce la comparsa o la progressione della miopia. A causa dell’influenza della luce blu nel controllo dei ritmi circadiani, utilizzare i dispositivi nelle ore notturne, inganna l’orologio biologico, che sopprime la produzione di melatonina. Di conseguenza si dorme poco e male, favorendo ansia, depressione e deficit cognitivi (calo di attenzione, concentrazione e memoria). Durante il sonno il cervello elabora le informazioni ricevute durante la giornata; la mancanza di riposo compromette la capacità del cervello di ricevere ed elaborare correttamente le informazioni, con ripercussioni negative sulle attività scolastiche e lavorative.
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Ma il danno maggiore prodotto dalla sovraesposizione alla luce blu viola è la degenerazione precoce della retina. La retina è lo strato più interno del globo oculare, formata dai fotorecettori, coni e bastoncelli, neuroni specializzati nella ricezione e trasmissione degli stimoli luminosi. La luce blu-viola accelera l’accumulo di lipofuscina (il pigmento della vecchiaia) nella retina, compromettendo la visione. Di conseguenza i neuroni muoiono, con un progressivo deterioramento delle funzioni visive, fino alla completa cecità.
Non è un fenomeno raro: la maculopatia o degenerazione della macula (detta anche DMS – degenerazione maculare senile – o ARMD -age related macular degeneration), ossia la regione retinica più ricca di fotorecettori, è responsabile del 5% dei casi di cecità in tutto il mondo, ed i suoi effetti sono cumulativi (l’entità del danno cresce esponendosi giorno dopo giorno) e legati al momento in cui avviene l’esposizione (gli occhi sono più sensibili nei bambini e nelle ore notturne). Altro effetto negativo dell’eccessiva esposizione alla luce blu/viola è di essere concausa nella eziologia del melanoma uveale, il tumore maligno oculare più comune, che colpisce l’uvea (la tonaca vascolarizzata dell’occhio, a contatto con la retina), in quanto aumenta la produzione di radicali liberi, dannosi per il DNA delle cellule uveali, stimola la divisione delle cellule trasformate, favorisce la formazione di nuovi vasi sanguigni (fondamentali per la sopravvivenza e l’espansione del tumore).
Come proteggersi dalla luce blu?
L’ottimale sarebbe smettere di utilizzare dispositivi elettronici e sfuggire dall’illuminazione a led. Potrebbe essere una soluzione, ma di certo è una strada poco percorribile per chi li usa per lavoro. Fortunatamente, tuttavia, esiste una soluzione più semplice: sono state messe a punto delle lenti particolari, le lenti blu, in grado di schermarci dalla luce blu-viola (nociva) senza, tuttavia, privarci della blu-turchese (importante per la visione e il controllo dei ritmi circadiani). Si tratta di occhiali da riposo per computer con un’elevata capacità filtrante delle luci nocive che possono essere utilizzati anche da chi non ha un difetto visivo. Se usate per il pc, per lo smatphone e comunque in caso di illuminazione con led, le lenti con filtro luce blu pc, non ostacolano la visione, bensì la rendono più nitida, non alterano i ritmi circadiani,riducono l’astenopia ed il mal di testa, senza disturbare il sonno.