cheratocono cure

Il Cheratocono è una delle malattie oculari invalidanti più diffuse: in Italia se ne stimano dai 30.000 ai 50.000 casi, senza contare quelli iniziali, classificati semplicemente come “astigmatismi irregolari”. “Cheratocono cura” non è un argomento semplice da trattare poiché, nonostante la sua diffusione, purtroppo non se ne conoscono le cause, e quindi non si conosce il modo per farlo regredire, o almeno per fermarne l’avanzata.

Lenti a contatto per Cheratocono

Quando si è in presenza di Cheratocono, la cornea appare deformata. Normalmente questa lente che si sovrappone all’iride ha una forma arrotondata, con la degenerazione della malattia la cornea si assottiglia piano piano mutando la propria forma. In presenza di Cheratocono la cornea appare non più rotonda ma a forma di cono. L’unico modo per far vedere bene un occhio con la cornea deformata dal Cheratocono è utilizzare una lente a contatto di tipo semirigido, che ha una sua perfetta forma geometrica. Una lente a contatto morbida non sarebbe altrettanto efficiente, in quanto, adagiandosi e ricalcando la forma della cornea sottostante, avrà la stessa irregolarità esterna. Le lenti a contatto rigide, che si proponevano al fine di contrastare meccanicamente la protrusione corneale, che svolgono una dolce pressione sull’apice del cono si sono rivelate nel tempo efficaci al fine di rallentare la progressione.

cheratocono cura

Intevento cheratocono

Negli ultimi anni però una nuova terapia sembra essere molto promettente: si tratta del “cross linking”, una operazione chirurgica poco invasiva, della durata di pochi minuti e che si effettua in anestesia locale. L’operazione è piuttosto semplice: si rimuove “grattandolo via” l’epitelio, ossia la parte esterna della cornea, si instilla una soluzione di vitamina B2 e poi si irraggia il tutto con raggi ultravioletti per una trentina di minuti. L’azione combinata di riboflavina ed irraggiamento ultravioletto rafforza i legami del tessuto e blocca lo sfiancamento della cornea. Finito l’intervento, si applica una lente a contatto morbida, per permettere all’epitelio di ricrescere, ed il gioco è fatto. L’intervento Cheratocono di cross linking ha lo scopo di irrobustire la cornea, evitandone lo sfiancamento, ma non fa regredire il cheratocono: molto efficace nei soggetti giovani, perde utilità a mano a mano che la malattia evolve.

Purtroppo, se non trattata, la malattia può evolvere sempre più, fino a che la punta del cono diventa opaca, riducendo ancora di più la visione, ed infine, nei casi più gravi, arrivare alla perforazione, perdendo del tutto l’occhio.

A volte non c’è che una soluzione: trapianto cornea Cheratocono.

Ma se il cross linking è un intervento cheratocono molto poco invasivo, lo stesso non si può dire del trpianto di cornea. Ci sono diverse tecniche di trapianto cornea cheratocno, essenzialmente divise in due gruppi:

  1. i trapianti totali, che prevedono la totale rimozione della cornea cheratoconica e la sua sostituzione con un’altra, compatibile, proveniente da un donatore deceduto;
  2. i trapianti parziali, che prevedono la rimozione della sola porzione esterna della cornea, senza la sua rimozione totale.

La scelta di un tipo di intervento o dell’altro dipende da numerosi fattori, tra i quali: la competenza del chirurgo, lo spessore corneale, lo stato di avanzamento del cheratocono, l’età del paziente, l’evoluzione della malattia ecc. Se tutto va bene, successivamente al trapianto corneale, la nuova cornea, una volta assestata consentirà una buona visione con gli occhiali adatti.

SE e solo SE tutto va bene.


Trapianto di cornea-rischi

In una tecnica invasiva come un trapianto di organo da donatore estraneo, le incognite, le complicanze e le possibilità di insuccesso sono sempre significative.

Oltre ai rischi connessi all’esecuzione dell’intervento di trapianto corneale, come ad esempio emorragie o infezioni durante l’intervento, che statisticamente sono piuttosto rari, il rischio più grande consiste nel rigetto.

Il rischio di rigetto esiste sempre dopo il trapianto di cornea, di solito è più alto subito dopo l’intervento e poi si riduce con il tempo. I sintomi del rigetto possono essere molto lievi come un semplice arrossamento dell’occhio, la fotofobia (il fastidio alla luce) oppure l’offuscamento della vista, ma comunque non vanno mai trascurati, e, se si presentano, vanno riferiti senza indugio al chirurgo che ha effettuato l’intervento. Solo dopo due o tre mesi dall’intervento senza segni o sintomi avversi, potremo dire che la nuova cornea è stata accettata dall’organismo e la situazione è stabilizzata. Anche in questo caso, però, non abbiamo la certezza che tutto sia andato definitivamente per il meglio.

Trapianto cornea Cheratocono-post intervento

La vista varia di molto dopo un trapianto e continua a cambiare per molti mesi: può migliorare gradualmente dopo la chirurgia, ma può anche peggiorare, e può essere necessario anche un anno per stabilizzarsi. Naturalmente più grave è il Cheratocono maggiore sarà il miglioramento visivo dopo l’intervento, ma solo dopo che tutte le suture sono state rimosse (normalmente almeno un anno) la visione è stabile.

Quanto poi riusciremo a vedere dopo il trapianto, varia da caso a caso. Non si può, a priori, sapere come vedremo a occhio nudo, se saranno sufficienti gli occhiali o se si deve ricorrere alle lenti a contatto. Solo una piccola percentuale di casi ha una sufficiente vista senza correzione, nella maggior parte dei casi gli occhiali, necessari, sono anche sufficienti.

cheratocono cura

Se però persiste un astigmatismo irregolare, a causa della trazione dei punti di sutura o alla cicatrizzazione irregolare, si deve necessariamente ricorrere a lenti a contatto rigide, ma una cornea trapiantata difficilmente ha una forma tale da permette l’applicazione di una lente a contatto. In questi casi si deve ricorrere ad un tipo di lente a contatto molto particolare, una lente, direi meglio, “a non contatto”, ossia che si appoggia solo sulla sclera (la parte bianca dell’occhio), scavalcando del tutto la cornea. Questo tipo di applicazione risolve il caso, ma è difficile da trovare, ed inoltre i costi sono decisamente superiori a quelli di un’applicazione tradizionale.

Concludendo, il trapianto di cornea è un intervento invasivo e dall’esito non sempre favorevole, ma è anche l’unico strumento da opporre ad un Cheratocono avanzato.

Prima però di arrivare al punto critico, decisamente sarebbe molto meglio una strategia di prevenzione: grazie al cross linking si può fermare la progressione del Cheratocono, ma bisogna farlo per tempo: un controllo periodico dall’oculista riuscirà a salvare la vista anche in chi è familiarmente predisposto a questa pericolosa malattia.

Oggi, grazie alla facilità di diagnosi ed alla possibilità di intervenire precocemente con il cross linking, possiamo dire che nella quasi totalità dei casi solo la trascuratezza fa percorrere per intero il brutto percorso che si conclude con il trapianto.

Lisi Bartolomei